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al testo di Carlo Rossi
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Il pane di tutti i giorni
Ti racconto questa favola che ieri mi ha Portato la pioggia All’orecchio narrava il filo della pazienza Ancora non completamente deformato Da quotidiane spigolature Rabbuiamenti di coscienza, siamo Come girasoli che si muovono verso la luce, Per Maryam, come gli alpini prima dell’Ortigara Ventimila son partiti, ventimila sono morti. Invoco la madre di tutti, Respiro del nostro tempo Luce della comprensione Che srotoli gomitoli di spine Per te ho lasciato il mio tutto E ho incontrato sassi e spine sul mio cammino Mentre il limone e il pane mi parlavano d’amore Sul tuo lago, ponte tra infanzia e vecchiaia Mi serviva un letto dove dormire E mi hai dato la tua anima La mia tenda resiste alla bufera di lago Ma non alla mancanza dei tuoi occhi Ti desidero come si puo’ desiderare Il pane di tutti i giorni Come mettere sotto i mattoni il proprio ego Come l’alba ogni giorno abbracciata alla tua buona onda Così racconta il lago Mente i piccoli cigni stanno liberando il colore del loro pelo Libera le lacrime per far crescere i fiori Il tempo non saccheggia la nostra giovinezza Spalanca le porte alla pioggia. |
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